Museo Sandretto unico nel suo genere
10085 Pont Canavese (Torino)
Tel 0124/862222
orarii: da giugno a settembre
l'ultima domenica del mese su prenotazione
Website del Museo della plastica Sandretto
La collezione di oggetti storici relativi all'industria delle materie plastiche è nata nel 1985 per iniziativa della Sandretto Industrie e si è via via arricchita negli anni diventando una delle più importanti raccolte del genere al mondo.
La collezione, composta da oltre duemilacinquecento pezzi, giaceva da alcuni anni in molte casse accatastate nei magazzini della società e soltanto dal 1995, dopo varie esposizioni in Italia ed all'estero - in Inghilterra, in Germania e in Olanda - è ospitata nell'ottocentesco edificio che fu la dirczione dello stabilimento Sandretto.
11 suo percorso espositivo ha inizio con la storia di Pont, la cittadina nel Canavese che è, unitamente all'intera area nord-occidentale, è stata la culla delle prime iniziative produttive originate dalla rivoluzione industriale in Italia.
E' conservata infatti la rappresentazione grafica della vecchia manifattura Reale le cui origini risalgono al XVIII secolo, che illustra il complesso dei fabbricati insediati nel territorio con le caratteristiche di un vero e proprio borgo. Il primo reperto che s'incontra è una delle più vecchie presse per lo stampaggio di materie :ermoplastiche costruita dalla fabbrica all'inizio degli anni Cinquanta, un autentico pezzo d'archeologia industriale".
Le altre sale ospitano una serie di pannelli fotografici riproducenti i pionieri e i maggiori protagonisti dell'industria delle materie plasti-che, da Alexander Parkes (inventore della parkesine, brevettata nel 1861) a John W. Hyatt (il primo produttore di celluloide, brevettata nel 1870), da Leo H. Baekeland (creatore della famosa "bachelite", realizzata nel primo decennio del Novecento) a Wallace H. Carothers (inventore del nylon, ottenuto nel 1938 dalle resine poliammidiche), fino a Giulio Natta, il premio Nobel italiano a cui si deve nel 1954 a realizzazione del polipropilene; accanto ai personaggi sono riprodotti i primi stabilimenti e le prime macchine che illustrano l'evoluzione dell'industria plastica fino a oggi.
Negli espositori ordinati nelle sette sale del museo sono conservati i primi manufatti realizzati con materiali plastici artificiali e sintetici, a partire dagli ultimi anni del secolo scorso fino ai giorni nostri, particolarmente degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. Tra i tanti reperti ricordiamo un giocattolo di celluloide di fine Ottocento, un breviario nella stessa materia, un bracciale di ebanite, scatole di caseina formaldeide in varie forme, colore e misure, set da scrivania eleganti e severi, con colori e disegni simili al marmo. Di notevole importanza, numerosi apparecchi radiofonici di vari materiali (bachelite, celluloide, lavorata soprattutto negli anni tra il 1937 e il 1939, PVC e polistirene), tra cui una superba radio dell'architetto Castiglioni ideata nel 1938: una raccolta di apparecchi fotografici in formaldeide e bachelite, di un periodo compreso tra gli anni Trenta e Sessanta; dischi, microfoni, accessori da cucina, rasoi con colori e forme le più strane ed affascinanti, alcuni orologi, tra cui uno in resina fenolica e bachelite, fabbricato in Gran Bretagna nel 1935 che a seconda dell'ora indicata cambiava l'illuminazione ed una meccanismo faceva muovere una barchetta in bachelite posta alla sua sommità; una serie di telefoni di resina fenolica, di varie forme e colori, prodotti dal 1930 al 1950, uno dei primi televisori USA (1940)
Sono inoltre conservati: scatole, contenitori, occhiali colorati, oggettistica varia, frullatori, shaker, precursori dei moderni elettrodomestici (lampade UV, scaldini, ozonizzatori) ed ancora spazzole, giocattoli, lampade, ventilatori, bilance, articoli pubblicitari, strumenti di misura, articoli elettrici, vari componenti medicali, macchine per ufficio (calcolatrici e fotocopiatrici dei primi anni Cinquanta), aspirapolveri. proiettori cinematografici in fenolica e metallo, praticamente gli esempi di tutti gli oggetti in plastica prodotti nel nostro secolo.
Con queste parole l'inventore descriveva la Parkesine, cioè un tipo di celluloide - brevettata nel 1861- in un foglietto pubblicitario diffuso nel 1862, in occasione dell'Esposizione Internazionale di Londra dove furono esposti i primi campioni di quella che possiamo considerare a buon diritto la materia plastica primigenia, capostipite di una grande famiglia di polimeri che oggi conta alcune centinaia di componenti.
Per questo si chiama termoindurente. L’inventore della Bakelite fu il chimico belga Leo Hendrick Baekeland nato a Gand il 14 novembre 1863. All’età di 26 anni era già professore in quella università. Lavorò alcuni anni in diverse università inglesi con l’aiuto di borse di studio ma l’ambiente accademico gli stava troppo stretto per la sua intraprendenza e nel 1891 si trasferì negli Stati Uniti. In America lavorò dapprima alla Anthony & Co., industria di materiale fotografico, quindi costituì la Nepera Chemical Co. che venne poi acquistata dalla Eastman Kodak per la bella cifra di 750 mila dollari.
Ciò assicurò al trentaseienne chimico belga l’indipendenza economica per il resto dei suoi giorni. Ma non era certo un personaggio capace di dormire sugli allori. Intorno al 1900 incominciò ad interessarsi di celle elettrolitiche. Subito, si rese conto che la sostituzione dei separatori di carta e amianto con un altro materiale avrebbe nettamente migliorato il rendimento delle celle e cercò di preparare, dalla condensazione del fenolo e della formaldeide, un prodotto resinoso simile alla gommalacca e all’Ebanite. Inizia cosi la storia della Bakelite.